Storia riflessologia plantare

LA STORIA

La riflessologia plantare appartiene alla storia dell’uomo, che, da sempre, ha sentito quanto benefico fosse il massaggio dei piedi.

E' una pratica antica di cui si trova testimonianza in molte aree del mondo e in varie epoche: la conoscevano gli antichi egizi, come testimoniato dall’ormai famoso dipinto murale nella tomba del medico Akmahor, risalente al 2330 a.C; troviamo questo tipo di massaggio nell’Ayurveda, la medicina tradizionale indiana; i punti di pressione terapeutica sono parte del patrimonio della Medicina Tradizionale Cinese da migliaia di anni. In Europa si trovano cenni all’applicazione di questo tipo di tecnica già nel 1500.

Padre della riflessologia plantare moderna, in occidente, è William Fitzgerald (1872 -1942), un medico americano specializzato in otorinolaringoiatria, che elaborò la “Terapia Zonale”. Con essa illustrava la possibilità di trattamento di organi lontani, grazie alla compressione di alcune zone del corpo, in particolare mani e piedi, per ottenere un effetto anestetico. In Europa, dai primi del ‘900, diverse figure si sono cimentate con questa affascinate pratica e la ricerca ha portato all’identificazione di vere e proprie mappe, sui piedi e sulle mani,correlate agli organi e ai sistemi corporei.

In Italia la riflessologia plantare con “tecnica Fitzgerald” è arrivata verso la fine degli anni ‘80 grazie al lavoro di Elipio Zamboni, massofisioterapista ed erborista, il quale, dopo un percorso di formazione, pubblicò il libro "Gurarire si può" insieme all’amico giornalista Erasmo Buzzacchi, dando inizio allo sviluppo di questa tecnica nel nostro paese. Entrambi condussero un’intensa attività legata alla riflessologia plantare, fondando scuole e percorsi di ricerca ancora oggi attivi.